Regime forfettario: conviene ma è da maneggiare con attenzione…

Il regime forfettario rappresenta per gli agenti di commercio una importante opportunità per ridurre il livello di tassazione e semplificare la gestione contabile. Tuttavia, occorre prestare attenzione in quanto non è detto che tale regime sia sempre conveniente. I fattori di carattere generale da avere presente quando si valuta l’opzione per il regime forfettario sono il fatturato annuo dell’agente, l’ammontare dei costi deducibili che sostiene e infine anche le eventuali altre voci che compongono la sua dichiarazione dei redditi (altri redditi come pensione, lavoro dipendente, affitti ecc.) nonché gli oneri personali deducibili (ad esempio detrazioni per ristrutturazioni, interessi su mutui, ecc.).

La valutazione spesso è facile da fare ma in alcuni casi più complessi è preferibile l’aiuto di un professionista per poter fare la scelta giusta.
Il principale vantaggio del regime forfettario è quello della tassazione del reddito d’impresa dell’agente con una aliquota fissa del 15%, che scende al 5% nel caso di un agente che abbia iniziato da poco l’attività. Un altro vantaggio importante è dato dal fatto che le fatture dell’agente non sono soggette ad IVA e, più in generale, l’agente non deve porre in essere tutti gli adempimenti tipici del regime IVA (registrazioni; liquidazioni, versamenti, dichiarazione IVA annuale ecc.).

Le fatture dell’agente non sono soggette alla ritenuta d’acconto IRPEF ma solo a quella Enasarco ove prevista. Il regime forfettario prevede che la tassazione forfettaria del 15% (o 5% in caso di nuove attività) sia applicato al fatturato annuo complessivo dell’agente, abbattuto di una percentuale forfettaria come riconoscimento dei costi sostenuti. Queste semplificazioni rendono conveniente il regime forfettario anche sotto il profilo dei costi di gestione della contabilità, in quanto i minori adempimenti amministrativi si traducono in un minor costo del commercialista.
Tuttavia esistono dei parametri che occorre rispettare per poter optare per il regime forfettario. Tra gli altri i principali sono: non avere fatturato nell’anno precedente più di 65.000 euro; non aver sostenuto spese per lavoro dipendente per più di 20.000 euro; aver percepito nell’anno precedente redditi di lavoro dipendente o pensione per importo superiore a 30.000 euro salvo che il rapporto di lavoro sia nel frattempo cessato.
Inoltre non si deve essere soci di società di persone o avere il controllo di società a responsabilità limitata che esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili all’attività dell’agente.
Una novità importante di quest’anno è l’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica anche per i contribuenti forfettari: a partire dal primo luglio 2022 i contribuenti forfettari che nell’anno precedente hanno avuto un fatturato superiore a 25.000 euro ragguagliati ad anno, devono passare alla fatturazione elettronica. Per gli atri con fatturato inferiore a 25.000 euro l’obbligo è posticipato al primo gennaio 2024.
In conclusione, l’introduzione del regime forfettario è una importante opportunità per il piccolo imprenditore come l’agente di commercio in forma di ditta individuale e, a fronte dei limiti dimensionali per accedervi, si hanno spesso delle importanti opportunità di risparmio di imposta e di semplificazioni burocratiche.

Fonte Electomagazine – Autore Luca Tesio

Fisso-Minimo-Acconto: non sono la stessa cosa!

La preponente deve liquidare (in termini pratici: “fare i conteggi”, calcolare) le provvigioni maturate dall’agente, e dargliene notizia entro il mese successivo al termine di ogni trimestre solare; entro lo stesso termine la mandante dovrà pagare materialmente tali compensi.
Lo dice il Codice Civile, che in tal senso non ammette deroghe a svantaggio per l’agente.

Le parti possono pattuire che, nel corso del trimestre, l’agente percepisca acconti sulle provvigioni che sta maturando: questo al fine di garantirgli un flusso di cassa costante, necessario per poter svolgere al meglio la sua attività.
Altre volte può essere pattuito, in aggiunta alla provvigione a percentuale, un ulteriore importo – usualmente a titolo di contributo forfettario delle spese sostenute dall’agente -.
Per lo stesso fine può essere previsto un compenso minimo garantito (magari limitato ai primi mesi di durata del rapporto).
Acconto, contributo, minimo garantito… Attenzione! Non sono termini con il medesimo significato.
L’acconto è, per sua natura, l’anticipazione di una somma che non si è sicuri di aver meritato, e di cui pertanto potrebbe essere richiesta la restituzione; al contrario, gli importi percepiti a titolo di minimo garantito o di contributo forfettario  sono acquisiti e non rimborsabili.
Si badi che se è stato pattuito “un acconto provvigionale fisso di € ….. mensili” non significa che quell’importo sia da considerarsi definitivamente acquisito e non rimborsabile: significa invece che ogni mese la preponente si impegna a corrispondere quella cifra, che deve però intendersi percepita provvisoriamente, in attesa di conoscere il reale importo dei compensi spettanti.
Con la conseguenza che, se dall’estratto conto provvigionale risulterà che gli importi maturati sono inferiori a quelli percepiti, l’agente dovrà restituire la differenza.

Il rimborso o concorso spese, se pattuito tra le parti, può assumere due varianti: il rimborso, da parte della preponente, di somme anticipate dall’agente per determinate spese (autostrada, albergo, ristorazione ecc…); oppure una somma erogata a fondo perduto, a ristoro totale o parziale delle spese dell’agente stesso.
Nel primo caso (usualmente definito “rimborso a pié di lista”) l’agente sosterrà di tasca propria le spese, facendo però intestare alla preponente i relativi documenti giustificativi ai fini fiscali; successivamente la preponente gli restituirà il mero importo delle spese effettuate, senza che l’agente sia tenuto ad emettere la relativa fattura alla mandante stessa.

In pratica, tali somme non saranno considerate spese, né ricavi per l’agente, in quanto sarà la preponente a dedursi tali importi quale costo in bilancio.
Nel secondo caso l’agente riceverà dalla preponente, in aggiunta alle provvigioni, un determinato importo “a forfait”, che concorrerà in misura totale o parziale ai costi che egli sosterrà (e che porterà in deduzione come costo ai fini fiscali), senza dover dar conto alla preponente dell’entità delle spese realmente sostenute.
L’agente in questo caso emetterà alla preponente una fattura provvigionale per l’importo del rimborso spese percepito (che diverrà per lui ricavo di esercizio), mentre porterà a costo gli importi delle spese realmente sostenute.

Come si può notare, le sfumature di un contratto sono molteplici, e una minima differenza nell’articolato delle clausole può originare conseguenze anche molto diverse tra loro.

Fonte Electomagazine

Pensioni anticipate: Quota 102 e Opzione Donna

Come molti di voi sanno, il Governo ha confermato, o leggermente modificato, due forme di pensione anticipata Inps proposte negli anni scorsi. Qui di seguito riportiamo le caratteristiche fondamentali, ma vi invitiamo caldamente a rivolgervi ai patronati di riferimento di USARCI e FISASCAT CISL per l’analisi del vostro caso concreto.

 

QUOTA 102

La pensione anticipata dell’Inps denominata “Quota 100” è stata sostituita dalla nuova “Quota 102”.

I nuovi requisiti per accedere a questo tipo di pensione sono 64 anni di età anagrafica e 38 anni di anzianità contributiva per i soggetti che maturano i requisiti nell’anno 2022. I termini devono essere esattamente questi (64 e 38) e non è sufficiente che la somma dell’età anagrafica e degli anni di anzianità sia pari a 102. 

Il diritto conseguito entro il 31 dicembre 2022 può essere esercitato anche successivamente. 

Questo tipo di pensione non è cumulabile con i redditi derivanti da qualsiasi attività lavorativa, svolta anche all’estero, a eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro lordi annui. 

Questo significa che un agente di commercio che chiede la pensione “Quota 102” deve cessare l’attività, nei termini che vedremo successivamente.

 

OPZIONE DONNA

Permette alle lavoratrici autonome di chiedere il trattamento pensionistico anticipato con un’anzianità contributiva pari a 35 anni, maturata entro il 31/12/2021, e con un requisito anagrafico di 59 anni.  

Rispetto alla pensione ordinaria, questo tipo di pensione presenta due caratteristiche fondamentali: il calcolo del trattamento pensionistico viene fatto esclusivamente col sistema contributivo e l’erogazione della pensione, per le lavoratrici autonome, avviene 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti. Diversamente dalla pensione “Quota 102” non viene chiesto alla lavoratrice di cessare l’attività di agenzia.

 

Attenzione

Quota 100” prima, ed ora “Quota 102”, sono due forme di pensione anticipata che hanno sicuramente portato dei benefici a molti agenti di commercio, ma hanno anche creato non pochi problemi a livello contrattuale.

Un agente di commercio, infatti, grazie al conseguimento della pensione Inps o Enasarco, può risolvere il rapporto fornendo il preavviso dovuto e percepire le indennità di fine rapporto previste.

Le regole per chiedere la pensione “Quota 100”, nella loro prima stesura, inizialmente non permettevano all’agente di commercio di percepire alcuna somma successivamente al conseguimento della pensione ed alla cessazione di qualsiasi attività, requisito indispensabile per ottenere questo tipo di prestazione.

Grazie all’intervento di Fisascat CISL, USARCI e delle altre Associazioni di Categoria, l’Inps ha emesso una circolare che ha confermato la possibilità, per l’agente di commercio, di percepire indennità e provvigioni successivamente alla cessazione di ogni attività, visto che si tratta di somme derivanti dal lavoro svolto prima del conseguimento della pensione. 

Questa modifica è stata mantenuta anche per la “Quota 102”.

Il preavviso, invece, viene visto come un periodo lavorativo. Di seguito indichiamo, pertanto, il percorso da seguire per dare le dimissioni per conseguimento della “Quota 102”: 

1-   l’Agente dovrà presentare all’INPS domanda di pensione “Quota 102” chiedendo il differimento della decorrenza per tutto il periodo di preavviso che dovrà dare alla/e mandante/i;

2-   dopo aver ricevuto dall’INPS l’accettazione della domanda, e quindi dopo il conseguimento del diritto alla “Quota 102”, deve inviare la disdetta alla casa mandante, con il preavviso previsto;

3-   terminato il preavviso potrà percepire pensione, indennità di fine rapporto e provvigioni residue.

Per l’ “Opzione Donna” il problema non si pone in quanto non viene chiesto alla lavoratrice di smettere di lavorare.

Abbiamo cercato di semplificare una questione che, per i non addetti ai lavori, è decisamente complicata da mettere in pratica quindi vi invitiamo ad evitare il dannoso “fai da te” e farvi assistere, passo dopo passo, dagli esperti di USARCI e FISASCAT CISL, in coordinamento con gli operatori dei loro patronati.

 

A fondo pagina potrai scaricare la nota

Enasarco, copertura contributiva

Si ritiene, erroneamente, che, in caso di mancato raggiungimento del massimale annuo, sia indispensabile la presenza di un versamento per ogni singolo trimestre dell’anno per avere la copertura contributiva completa di tale anno.

La Fondazione Enasarco ci ha confermato che ciò non è corretto.
Difatti è sufficiente anche un solo versamento per un solo trimestre, che sia pari o superiore al minimale, per considerare coperto tutto l’anno.

Ovviamente questo non vale nel caso in cui il rapporto sia iniziato o cessato nel corso dello stesso anno. In tale ultima ipotesi l’anzianità contributiva è valida per i soli trimestri di effettiva durata del rapporto.

Invitiamo pertanto i Colleghi ad un controllo più dettagliato delle singole posizioni, con particolare attenzione a coloro i quli hanno 18/19 anni di versamento in quanto potrebbero raggiungere i 20 anni con un ricontrollo dei versamenti annuali.

Simula la tua pensione Enasarco

Lo scorso 2 maggio la Fondazione Enasarco il nuovo calcolo previsionale di pensione presente nell’area riservata “InEnasarco”. 

La Fondazione, accogliendo integralmente le indicazioni fornite da USARCI, ha affinato così la simulazione della prestazione pensionistica. 

In particolare l’agente ha, ora, a disposizione un nuovo calcolo, in aggiunta all’attuale, che prende in considerazione:

l’anzianità contributiva di almeno 20 anni, maturata alla data del calcolo; 


il conseguimento del diritto presunto calcolato con il solo avanzamento 
anagrafico, non superiore a 10 anni dall’ultimo anno contabile chiuso;

• nessuna necessità di avere l’ultimo anno coperto da contributi.

Nella pratica è possibile, quindi, effettuare il calcolo previsionale senza simulazione di anni futuri per i soggetti con almeno 20 anni di contribuzione (che va ad aggiungersi, ripetiamo, alla funzionalità già esistente con simulazione).

Il sistema di calcolo verrà aggiornato regolarmente ogni tre mesi con i dati dei versamenti previdenziali contabilizzati.  

La nuova simulazione è già stata introdotta a sistema e gradualmente sarà disponibile per tutti gli iscritti.

Ti suggeriamo di rivolgerti a una delle nostre sedi per verificare la tua futura pensione.

Enasarco, nuova copertura sanitaria

La Fondazione Enasarco a decorrere dal 1° novembre aderisce alla Convenzione EMAPI, Ente di Mutua Assistenza per i Professionisti Italiani che opera nel panorama AdEPP e offre servizi nel campo dell’assistenza sanitaria, per la copertura in favore dei propri iscritti. 

Il servizio, valido fino al 15/04/2023, è erogato da EMAPI, la compagnia assicuratrice è Società Reale Mutua ed è completamente gratuito.

Per avere maggiori dettagli sul nuovo piano sanitario consultare la guida.

Si precisa che per i sinistri avvenuti entro il 31 ottobre 2022 occorre far riferimento alla precedente polizza.

(Fonte Fondazione Enasarco)

Relazione di apertura XXV Congresso

Autorità, Signore e Signori, cari Colleghi e Delegati, grazie per essere qui.

A tutti voi il benvenuto dell’Usarci ed un caloroso saluto.

Oggi festeggiamo un anniversario, l’Usarci compie 70 anni

Settant’anni compiuti al servizio della nostra Categoria, trascorsi nella cura degli interessi morali e materiali, dando voce e presenza nei confronti delle Istituzioni ed in seno ad esse rappresentandoci nelle trattative con le Organizzazioni datoriali con le quali abbiamo sottoscritto tutti gli Accordi economici Collettivi.

Settant’anni per gli Agenti di commercio, trascorsi in totale indipendenza godendo dei successi e affrontando le grandi crisi, mettendoci sempre il cuore e tutte le nostre energie.

Settant’anni trascorsi a rappresentare l’intermediazione, un comparto che forse più di altri concorre al benessere del nostro Paese.

Siamo una Categoria che non lavora in fabbrica, negli uffici o nelle officine noi ci muoviamo, siamo sulla strada. È anche grazie al nostro lavoro quotidiano che si contribuisce in maniera insostituibile a far crescere il lavoro nelle fabbriche, negli uffici e nelle officine e con essi il benessere collettivo. 

Se oggi gli Agenti di commercio hanno un ruolo sociale migliore e maggiori tutele rispetto al passato è anche grazie al lavoro di questi settant’anni dell’Usarci, se non hanno ancora ottenuto quei riconoscimenti che invece avrebbero dovuto avere, beh… questa è una sconfitta dell’Usarci.

Siamo parte indispensabile di questa categoria, lo siamo nel bene e nel male così come lo siamo per il nostro Paese.

Nel nostro “agire” abbiamo sempre messo al centro le persone, ciò che ci lega è un sottile ma indistruttibile filo che passa attraverso il commercio, l’industria, i servizi, l’artigianato, l’agricoltura, i trasporti, le professioni, i nostri giovani, le nostre famiglie, un filo che percorre tutto il nostro Paese varcando i confini per entrare in Europa ed anche oltre.

L’Usarci e gli Agenti di commercio sono tutto questo, lo sono stati in passato e lo saranno in futuro perché noi sappiamo guardare oltre, facendo tesoro della nostra storia.

Siamo orgogliosi di tutto ciò, siamo fieri di questi nostri primi settant’anni, siamo ancora forti e pieni di idee.

In settant’anni abbiamo dimostrato forza, determinazione e volontà che abbiamo messo a disposizione della nostra Categoria e delle imprese che rappresentiamo sul mercato.

Con il nostro lavoro quotidiano non rappresentiamo solo delle aziende ma un tessuto sociale forte e tenace fatto di imprese ed imprenditori che ogni giorno resistono nonostante la lunga crisi.

Siamo gente abituata a camminare sui carboni ardenti, il nostro lavoro è portare risultati, muovendoci su un terreno iper competitivo, non possiamo e non dobbiamo avere paura anche se sappiamo di essere sempre in prima linea.

Se alziamo lo sguardo non possiamo fare a meno di osservare un contesto preoccupante.

La lunga ed attuale crisi ha sgretolato il ceto medio al quale apparteniamo che è sempre stato il punto di riferimento economico e sociale del Paese.

Diversi fattori esterni delineano uno scenario internazionale che sotto i profili della politica, dell’economia e della finanza appaiono talmente complessi che formulare previsioni risulta impossibile.

La politica interna funziona a corrente alternata, si poggia su un patto di governo dualista che, seppur rappresenta un esperimento innovativo e forse anche responsabile, inizia a dare segni di evidenti ed importanti contraddizioni.

Il credo politico, che in passato rappresentava il terreno di confronto delle diverse visioni, sta rischiando di alimentare ulteriormente quella spaccatura netta che ormai da troppo tempo divide il nostro Paese in fazioni rivali impedendo di dare spazio alla ragionevolezza ed al senso dello Stato.

Per rimettere in carreggiata l’Italia è assolutamente necessario che tutti ci si sforzi di andare nella medesima direzione con saggezza; non possiamo più permetterci di sprecare energie solamente per contraddire “l’altro”.

Il nostro Paese è debole, il nostro PIL in Europa è cresciuto poco, l’Italia è il fanalino di coda, siamo ultimi per crescita.

È assolutamente necessario che la “rabbia” si trasformi in passione e che il cambiamento che tutti chiediamo avvenga senza distruggere.

Abbiamo bisogno di una Pubblica Amministrazione vicina alle esigenze delle imprese e delle persone, che non vessi ma che aiuti, che agevoli e non che complichi la vita.

Abbiamo bisogno di leggi semplici che non si debbano interpretare ma che si applichino con facilità.

Serve un fisco che agevoli chi vuole intraprendere, che premi chi crea ricchezza ed occupazione, che aiuti chi investe.

Serve una politica lungimirante, pronta a comprendere tutti quei fenomeni che, se non regolati, potrebbero mettere a repentaglio la nostra collettività.

Penso all’economia digitale esentasse che, se non regolamentata, farà chiudere bottega ancora a molta gente, spegnerà le luci dei negozi delle nostre città, i laboratori dei nostri artigiani, i capannoni delle nostre piccole imprese.

Il digitale è il futuro, ma se non è compatibile con l’uomo, se non si fissano regole del gioco chiare e uguali per tutti quel futuro non sarà un buon futuro per nessuno.

L’economia quattro punto zero ha senso se serve ad agevolare l’uomo, se lo esclude è contro l’uomo.

Il commercio on-line ha già falcidiato fin troppo anche la nostra Categoria che negli ultimi quindici anni ha lasciato sul terreno centomila colleghi, espulsi dal mercato dalle grandi multinazionali che, pur facendo in maniera assolutamente chiara ed inequivocabile intermediazione commerciale, non hanno alcun obbligo contrattuale da osservare o contribuzione previdenziale da versare.

Comprare dalla più grande internet company del mondo stando a casa è più facile, meno faticoso e anche più economico che uscire da casa, scendere le scale ed andare in negozio, ma in questo modo chiudono i negozi, si perde il piacere di socializzare con le persone e si perdono posti di lavoro.

La difesa del lavoro, la salvaguardia dei redditi e del potere d’acquisto dei cittadini sono la vera garanzia per le imprese e per la loro competitività.

Alla politica spetta il compito di tradurre le esigenze in regole che servano a incentivare la crescita economica evitando quei provvedimenti che rallentino o fermino la sia pur timida ripresa, uno di questi riguarda l’IVA il cui aumento ulteriore sarebbe l’ultima beffa alle speranze di ripresa.  

Non si può continuare a pensare che l’IVA debba finanziare ogni progetto o ogni nuovo strumento. Il suo aumento creerebbe un ulteriore rallentamento della domanda interna che è la prima vera marcia della ripresa economica.

Regole e semplificazioni, investimenti in infrastrutture, agevolazioni per chi crea nuove imprese, semplificazione amministrative.

Fisco e lavoro sono temi sui quali la politica deve sapersi spendere e misurare e per farlo bene non può trascurare di rapportarsi con il mondo delle parti sociali, perché sarebbe un errore imperdonabile di presunzione.

La delocalizzazione selvaggia delle imprese e la fuga dal Paese dei nostri migliori cervelli hanno arrecato grandi danni mettendo il nostro “made in Italy” in crisi e troppo spesso in mani non più italiane.

Su questo delicato fronte è indispensabile lavorare per riportare le fabbriche nel nostro Paese, far rientrare i nostri cervelli, attrarre investimenti, incentivare chi produce all’interno dei confini, potenziare l’immenso valore turistico del Paese.

Non condivido il protezionismo, ma dobbiamo darci l’obiettivo di una forte economia e di un riequilibrio della bilancia commerciale.

Serve consapevolezza e realismo, serve comprendere però che la concorrenza non è più tra singoli Paesi ma tra Europa e il resto del mondo.

L’Europa però deve ritrovare un equilibrio vero e deve agire unita e l’Italia deve saper far sentire la sua voce a Bruxelles.

Questo Congresso è a ridosso delle prossime elezioni europee e l’Usarci è per l’Europa, perché solo nell’Europa è possibile fronteggiare le maggiori economie mondiali, da soli possiamo poco di fronte a giganti economici e politici.

Dobbiamo contrastare l’assuefazione di chi non va a votare perché erroneamente pensa che non possa cambiare nulla o addirittura che cambi in peggio.

Dobbiamo realizzare insieme un’Europa che abbia il senso della comunità, che abbia la consapevolezza di una visione politica davvero unitaria prima che economica e finanziaria.

È innegabile però la debolezza nel rispondere alle giuste preoccupazioni dei cittadini europei.

Gravi ed urgenti restano le questioni aperte, anche a livello europeo.

Mi riferisco per esempio all’avvio del delicato procedimento promosso dalla Commissione Europea per la valutazione della nuova normativa da adottare in sostituzione del regolamento 330/2010 della stessa Commissione che scadrà il 31 maggio 2022.

Regolamento che, secondo l’articolo 101, vieta gli accordi tra imprese limitativi della concorrenza, i così detti “Accordi Verticali”, ivi compresi quelli stipulati tra imprenditori per disciplinare il funzionamento della propria catena di distribuzione, tra questi, la Commissione ha fatto rientrare gli accordi di agenzia.

Questo procedimento ci preoccupa non poco poiché mira a rendere nulla, ritenendola limitativa della concorrenza, per taluni contratti di agenzia, la clausola di esclusiva di zona e di prodotto, elemento alla base stessa delle nostre leggi e degli Accordi Economici Collettivi.

Le nuove regole europee non possono rendere vane le nostre conquiste sindacali; su questo punto dobbiamo agire fin da subito chiamando a raccolta tutte le Organizzazioni consorelle per far fronte comune.

Speriamo che con le imminenti elezioni europee prenda forma un’Europa fatta di obbiettivi comuni, di valori condivisi e di culture somiglianti e non di europeisti costretti.

Il saper stare insieme non è solamente un obiettivo per l’Europa ma anche per la nostra Società, per l’Usarci, per il nostro sistema sindacale, per noi tutti.

In questi 70 anni, all’interno dell’Usarci, abbiamo sempre coltivato i principi di libertà, unione, democrazia e solidarietà.

Abbiamo fatto dell’unione sindacale un baluardo ed un principio che è una scelta coraggiosa, una scelta che all’unanimità, nella nostra Assise dello scorso anno, abbiamo deciso di condividere con una grande Organizzazione sindacale che raggruppa milioni di lavoratori: la CISL.

Con la CISL abbiamo intrapreso un cammino che sta portando buoni frutti, una strada che apre all’Usarci la visuale a 360 gradi sul mondo del lavoro e che sta dando alla Cisl una visione del lavoro autonomo ed in particolare dell’intermediazione che potrà essere d’esempio per approfondirlo meglio.

L’obiettivo degli anni a venire è creare un protagonista del nostro sistema sindacale che sappia essere sintesi di comuni sensibilità, culture somiglianti e valori condivisi.

La nuova Usarci inizia a prendere forma con l’obiettivo di essere maggiormente incisiva, propositiva e più forte per completare un quadro sindacale nel quale gli Agenti di commercio siano la cinghia di congiunzione tra le aziende, i suoi lavoratori ed il commercio.

L’Usarci ha lanciato molte volte da questo palco la sfida dell’unità sindacale, lo facciamo ancora una volta, oggi, rappresentiamo una Categoria che intermedia ben oltre il 60% del Prodotto Interno Lordo italiano, gli Agenti di commercio sono l’asset immateriale di maggior valore per una azienda, senza il nostro lavoro buona parte delle produzioni di beni e servizi resterebbero nei magazzini.

Il nostro mestiere è vendere, lo facciamo percorrendo migliaia di chilometri l’anno, visitando centinaia di clienti ai quali offriamo consulenza, servizi e conoscenza del mercato.

Eppure la nostra Categoria è in continua erosione, gli agenti di commercio sono ogni anno meno, unico saldo attivo è quello delle agenzie società di capitali, in controtendenza.

Per questo a noi, a tutte le parti sociali, alle Associazioni che rappresentano gli Agenti di commercio va richiesta tanta responsabilità ed unità.

Per dare alla nostra Categoria la dignità che merita dobbiamo essere così saggi da saper mantenere la barra dritta, lavorare sui temi che ci uniscono e individuare un cammino che sia credibile e sostenibile.

Pensiamo che serva una rappresentanza che sappia interloquire unitariamente sui temi che sono il cuore della Categoria quali:

–       Gli accordi economici collettivi;

–       Il welfare contrattuale;

–       La formazione;

–       L’incentivo all’ingresso dei giovani;

–       La previdenza Enasarco.

Dobbiamo valorizzare gli accordi economici davvero rappresentativi con innovazione e lungimiranza per non lasciare spiragli a possibili falsi accordi e per non disperdere un patrimonio di relazioni e traguardi ottenuti.

Serve saper spostare l’attenzione nei confronti dei giovani, avviare percorsi di formazione ma anche focalizzarci su importanti traguardi quali la deducibilità dell’auto, la patente professionale, il monomandato e l’e-commerce.

A proposito di monomandato, che sembrerebbe essere nel mirino degli “accordi verticali” dalla Commissione Europea, credo si debba aprire una comune riflessione per non essere superati.

La recente apertura del tavolo per il rinnovo dell’Accordo con il commercio ci vede affrontare una sfida davvero importante e strategica ovvero l’individuazione di regole contrattuali sul commercio elettronico.

Su questo argomento il nostro sistema sindacale ha dimostrato capacità di fare squadra e coesione; cosa che invece non succede nell’ambito del nostro Ente di previdenza.

Sul fronte Enasarco ci siamo sfaldati e divisi e se non sapremo ritrovare una sintesi daremo un pessimo servizio alla Categoria.

Non si può far finta di non capire che senza una solida alleanza tra le Parti Sociali le elezioni Enasarco, in programma per metà dell’anno prossimo, con le quali la Categoria dovrà eleggere i nuovi Organi della Fondazione, partoriranno coalizioni avvelenate, deboli ed incapaci di affrontare le profonde riforme necessarie per la stabilità previdenziale futura.

La vera grande sfida è quella di rilanciare l’unità dei nostri rapporti tra Parti Sociali attraverso il dialogo, il confronto ed il bilanciamento degli interessi, ritrovando un cammino per il bene della nostra Categoria.

Non possiamo accusare le divisioni della Politica, la burocrazia, l’Europa e poi agire in disaccordo.

Il primato è nella capacità di concepire idee e rapporti sociali capaci di essere all’altezza delle sfide che ci attendono – questa è la differenza tra la rappresentanza “forte” che sa dare soluzioni alle esigenze della Categoria e quella “debole “che si adagia nella sterile constatazione dei disagi.

Noi proponiamo un contratto, a noi, che facciamo sindacato, i contratti piacciono sempre.

Un contratto per l’Enasarco, semplice, concreto, con pochi punti, un contratto che dia dignità alla nostra Categoria.

Non siamo alla ricerca del consenso a tutti i costi ma siamo interessati al bene della Categoria, da settant’anni!

Abbiamo in mente il nostro lavoro e la nostra gente che lo svolge ogni giorno, tutte le mattine accende il motore della propria auto con la voglia di dare il meglio di sé per le aziende che rappresenta, per i clienti che serve e per il bene della propria famiglia.

C’è differenza tra chi ha bisogno di raccogliere consenso tutto e subito vivendo una continua campagna elettorale e chi invece pensa con pazienza, coraggio e lungimiranza.

La nostra Categoria ha bisogno di scelte che diano buoni frutti, che diventeranno buoni frutti per coloro che rappresentiamo, per i nostri figli e le nostre famiglie.

Il nostro è un lavoro duro, pieno di chilometri, di ansia e anche di sconfitte, ma è il più bel lavoro che si possa fare perché nell’ incertezza e la precarietà si trova l’autonomia e l’indipendenza, due valori impagabili.

L’Usarci crede in questo.

E da settant’anni ha fatto di questi valori il proprio vanto.

L’Usarci ha settant’anni ma pensa incessantemente ai giovani, pensa al pluralismo e alla Società in cui viviamo, pensa al nostro Paese e lo fa con responsabilità ed orgoglio.

Si conclude oggi il mio mandato da Presidente Nazionale; nel corso di questo Congresso i nostri Delegati saranno chiamati ad eleggere i nuovi Organi della Federazione.

La sorte ha voluto che proprio a me spettasse l’onore di varcare la soglia dei settant’anni, sento quindi di dover volgere lo sguardo a chi mi ha preceduto per ringraziarli di ciò che sono stati capaci di tramandarci.

Esprimo quindi la mia gratitudine e quella di tutta l’Usarci a persone che hanno dato molto alla Categoria, a chi con spirito di sacrificio e lungimiranza ci ha permesso di raggiungere questo traguardo

– Ernesto Borrella di Venezia ed Enrico Martucci di Bari, che costituirono l’Usarci 70 anni fa; 

– Adriano Pretti di Torino;

– Elio De Padova di Torino;

– Leone Alberti di Genova;

– Enrico Nicolini di Genova;

– Francesco De Pasquale di Napoli;

– Lorenzo Righetti di Torino;

e Ciano DONADON di Treviso.

Ringrazio tutte le donne e gli uomini che hanno lavorato per puro spirito di servizio, gratuitamente, dedicando tempo ed energie negati alle loro famiglie ed al loro lavoro per la nostra Organizzazione.

Abbraccio fraternamente il mio Vicario, i Vicepresidenti, i Consiglieri, il Tesoriere, il Segretario e tutti i collaboratori che mi hanno accompagnato in questo mandato e che sono stati una vera Squadra, preziosa ed indispensabile.

Un particolare e fraterno ringraziamento al mio Amico e Vicepresidente Mario Nicolai, che con grande passione ha segnato con noi una parte della nostra storia. A Lui, nel corso di questa assise, consegnerò un personale riconoscimento.

Amici tutti, abbiamo superato momenti difficili, altri ancora ne supereremo, ma sempre uniti, senza lasciare indietro nessuno, confrontandoci anche e soprattutto con chi non la pensa come noi. 

Siamo sulla stessa barca insieme alle aziende che rappresentiamo e a chi ci lavora. 

Lo facciamo affinché la nostra Italia sia migliore, perché le nostre tradizioni, la nostra tenacia, le nostre capacità diventino una buona eredità per chi verrà dopo di noi.

Viva l’Italia

Viva l’Usarci 

UMBERTO MIRIZZI

Agenti, una iniziativa congiunta dell’intero settore

“Non ha senso che una categoria composta da oltre 230mila lavoratori non abbia voce in capitolo nelle strategie economiche della politica italiana. È ora di metter fine a questa anomalia che finisce per penalizzare tutti gli agenti di commercio.” 

A margine del congresso nazionale dell’Usarci, il segretario generale Antonello Marzolla rilancia la proposta di una iniziativa congiunta dell’intero settore per poter contare di più in modo da poter tutelare adeguatamente la categoria.

D’altronde l’ingente patrimonio dell’Enasarco fa gola alla politica e non solo. Più peso politico significa più garanzia, più sicurezza. Ma per poter contare davvero non basta star fermi a godersi i numeri del bilancio. Marzolla, in passato, aveva proposto di impiegare la liquidità di Enasarco per sostenere investimenti infrastrutturali, possibilmente in accordo con le casse previdenziali di altre categorie. 

Sicuramente investimenti di questo genere, oltre a favorire la crescita economica del Paese con ricadute positive sull’attività degli agenti di commercio, farebbero crescere il potere contrattuale della categoria. Ma bisogna agire anche su altri fronti.

Confindustria continua ad essere considerata da ogni governo come interlocutrice privilegiata. Ed il numero degli associati è nettamente inferiore rispetto a quello degli agenti di commercio. È vero che il numero dei dipendenti supera i 5 milioni, ma non si può dimenticare che il successo delle industrie è anche legato al lavoro degli agenti di commercio. 

Il problema della rappresentatività a livello politico e sociale, però, travalica il peso specifico delle singole categorie ed è legato ad una serie di fattori differenti. Basti pensare all’immagine che si è costruita la CGIA di Mestre grazie ad accurate analisi in campo economico che andavano al di là del comparto artigianale. 

Dunque occorre aprirsi per contare, occorre investire per crescere e rafforzarsi. Solo a quel punto gli agenti di commercio avranno un potere contrattuale tale da permettere di avere un ruolo di rilievo anche sulla scena politica.

Fonte ElectoMag – Autore Augusto Grandi