Di Pietro neo Presidente USARCI: il sindacato deve prevenire i problemi degli agenti di commercio

Giovanni Di Pietro è il nuovo Presidente Nazionale dell’Usarci, il Sindacato degli agenti e rappresentanti commerciali più importante d’Italia. Ex Agente Pescarese, 71 anni, è stato eletto il 28/05/2022 dal XXVI Congresso elettivo riunito a Roma presso l’Hotel Unaway Empire. Il Congresso ha visto la partecipazione di oltre 60 delegati, in rappresentanza dei quasi 50 mila iscritti in tutt’Italia.

Un congresso all’insegna del cambiamento nel solco della tradizione. D’altronde non avrebbe avuto senso una rivoluzione dopo tutti i lusinghieri risultati ottenuti sotto la presidenza di Umberto Mirizzi che lascia, proprio per favorire l’avvio del rinnovamento, dopo 15 anni consecutivi alla guida dell’Usarci. Anche in senso di gratitudine, Di Pietro ed il Congresso hanno nominato Mirizzi Presidente D’Onore.

Di Pietro, già Vice Presidente Vicario, è nel sindacato da oltre 40 anni. Profondo conoscitore della attività di agenzia avendo svolto l’attività per oltre 35 anni, si è sempre dedicato alla difesa ed alla tutela degli agenti. Ora sarà alla guida della federazione per i prossimi tre anni.

“Stiamo attraversando una fase davvero complicata: la pandemia, la guerra, i rincari eccezionali delle materie prime, il rincaro dei carburanti, il rischio di una crisi energetica e alimentare, i cambiamenti climatici. Eppure il nostro settore, con tutte le difficoltà resta uno dei cardini dell’economia nazionale. Il numero degli agenti in Italia è di circa 220 mila unità di cui il 15% donne, un numero considerevole rispetto a quello degli altri paesi europei dove la media è di circa 50/60 mila unità, questo, a dimostrazione della grossa valenza di questa categoria nel tessuto economico e sociale del paese. Ecco perché possiamo e dobbiamo lottare, rimettendo al centro le nostre priorità, le nostre battaglie ed i nostri diritti” sottolinea il neo presidente Di Pietro.

“Serve un nuovo modo di concepire l’agenzia, non più come la parte debole del rapporto ma in un nuovo contesto dove l’agente possa trattare da pari a pari con la mandante come in un confronto tra due imprenditori. Ma soprattutto c’è bisogno finalmente di una redistribuzione del valore lungo la filiera. Abbiamo la necessità di una rivisitazione del reddito per gli agenti, in special modo per i monomandatari ai quali deve essere garantito un reddito che permetta loro di vivere dignitosamente e limitare la continua erosione delle provvigioni a causa delle vendite on -line”.

Nel suo discorso di insediamento ha toccato numerosi punti come la riforma pensionistica Enasarco, maggior tutele per le donne agenti, l’abolizione delle variazioni unilaterali di zona e di provvigioni, l’abolizione delle clausole risolutive espresse, un fisco più equo.

“La forza di un sindacato come il nostro – ha aggiunto il neo  presidente – si basa anche nel saper trovare insieme a partner, sapientemente individuati ed affini alla nostra Categoria, le decisioni e le scelte migliori. Noi non temiamo di perdere la nostra identità, la nostra autonomia, la nostra indipendenza, questi valori sono radicati in noi ci hanno sempre contraddistinto e rappresentano e continueranno a rappresentare il nostro fondamento.

“Dobbiamo essere più presenti ed attivi sul nostro territorio, troppe zone sono scoperte, occorre una presenza più capillare. So bene che non sarà facile, ma occorre far comprendere ai nostri colleghi che il compito del sindacato non è quello di risolvere i problemi alla fine del rapporto, questo è solo una conseguenza; il sindacato è quella organizzazione che deve servire a prevenire i problemi, a far si che non si creino”.

Insieme al Neo eletto presidente sono state rinnovati tutti i vertici dell’Usarci, risultando eletti Mauro Ristè Vice presidente Vicario; Marcello Gribaldo, Massimo Azzolini, Luigi Doppietto, Pasquale Affatati Vice Presidenti; Consiglieri Antonio Bellini, Miriam Catalano, Paolo Carcea, Andrea Cavalieri Foschini, Giuseppe Gaparri, Pietro Lunardi, Loris Meloni, Domenico Papa, Franco Roccon, Domenico Papa, Davide Sindoni. Alla Segreteria Nazionale è stato confermato l’ottimo Antonello Marzolla, alla Tesoreria è stato eletto Vincenzo Verì.

FONTE ELECTOMAGAZINE – AUTORE ENRICO TOSELLI

 

 


Di Pietro: garantire la pensione agli agenti di commercio penalizzati dal mancato versamento dei contributi previdenziali

Ora l’alibi è la crisi, le difficoltà provocare dalla pandemia, i problemi legati alla guerra ed alle sanzioni. Ma, in realtà, i mancati versamenti dei contributi previdenziali degli agenti di commercio da parte di molte ditte mandanti non rappresenta certo una novità. Per questo Giovanni Di Pietro, presidente dell’Usarci, ha scritto una lettera ai vertici dell’Enasarco per sollecitare un intervento dell’Ente a tutela degli agenti.

Come previsto dalla Legge 12/72 e dai vari regolamenti della Fondazione Enasarco, i versamenti previdenziali  – ricorda Di Pietro – sono obbligatori per tutti quelli che svolgono l’attività di agenzia o rappresentanza commerciale. E sottolinea come “la ditta mandante sia l’unica responsabile degli eventuali omessi versamenti, ma spesso, oltre a non versare i contributi trattenuti all’agente, omette di versare anche i propri, appropriandosi illecitamente anche di quelli dell’agente”.

I comportamenti truffaldini non sono una novità in nessun settore. Però, quando la Fondazione, a seguito di una denuncia dell’agente o di una visita ispettiva, decide di provvedere al recupero, si trova, in moltissimi casi, impossibilitata all’incasso in quanto la somma evasa o è talmente elevata da renderne difficile il recupero o la mandante è già in fallimento e nonostante il credito previdenziale rientri tra quelli muniti di privilegio, non essendoci capienza nel fallimento, il recupero appare impossibile. Ed ancora nel caso di adesione ad un piano di rateizzazione, il riconoscimento dei versamenti avviene solo dopo l’accredito di tali somme sui vari conti personali.

Per l’agente di commercio si tratta di un grave danno. Anzi, precisa il neo presidente Usarci, di un triplice danno. Perché l’agente ha già pagato alla mandante ciò che è di sua competenza e si ritrova comunque a perdere i soldi, a perdere la quota pensionistica ma, cosa ancora più grave, in molti casi l’agente non ha diritto ad alcuna pensione o gli viene erogata con notevole ritardo, poichè non viene raggiunto il numero minimo di anni di versamento.

“Vogliamo ricordare – ribadisce Di Pietro – che i versamenti sono obbligatori: non è una scelta dell’agente se aderire o meno alla contribuzione Enasarco; ed anche ritenendo la pensione complementare una grossa conquista per l’agente, in nessun caso può essere ritenuto responsabile degli omessi versamenti”. Una situazione inaccettabile.

Quindi, secondo il presidente USARCI, l’Enasarco deve vigilare e provvedere ai recuperi e garantire all’agente il riconoscimento dei versamenti omessi e degli anni di anzianità, almeno per ciò che concerne il periodo di prescrizione, mentre per quelli già prescritti è necessario riconoscere almeno i contributi figurativi utili al raggiungimento dell’età pensionabile.

Fonte Electomagazine – Autore Enrico Toselli

 

Agenti di Commercio, senza la partecipazione non si conta nulla

Può una categoria professionale di 250mila lavoratori non contare assolutamente nulla in ambito politico? Può la stessa categoria essere utilizzata come bancomat dal governo che ha appena chiesto un intervento da 350milioni di euro per l’acquisto di Btp? Sì, può. Se la categoria è quella degli agenti di commercio. 250mila lavoratori con un reddito medio alto, che intermediano il 70% del Pil italiano. La categoria ideale per qualsiasi governo. Perché è l’unica che si rifiuta ostinatamente di essere una “categoria” e continua pervicacemente a difendere la volontà di essere 250mila individui singoli.

Così quella che potrebbe essere una forza contrattuale in grado di ottenere maggiori diritti e benefici (dall’auto all’età della pensione) preferisce restare una debolezza di 250mila solitudini. Non sempre uniti si vince, ma sempre si perde stando da soli ed illudendosi di ottenere qualcosa a livello politico.

Se n’è discusso a Torino, all’assemblea dell’Aparc Usarci, il principale sindacato di categoria. Ed è difficile anche fare sindacalismo quando gli associati evitano accuratamente ogni forma di partecipazione. Si vota per il rinnovo dell’ente previdenziale? A votare è una ristretta minoranza. Si organizzano corsi di formazione, di aggiornamento? In pochi li seguono, gli altri hanno da lavorare. Come se la formazione e l’aggiornamento non fossero parte integrante del lavoro.

La conoscenza, il sapere sono sempre più determinanti. Ma vengono considerati una perdita di tempo. Salvo, poi, correre disperati a cercare una consulenza dopo aver firmato contratti capestro assurdi e che si sarebbero evitati dedicando un briciolo di tempo ai corsi predisposti dal sindacato. E con un minimo di partecipazione in più si possono conoscere le iniziative per agevolazioni, sconti, convenzioni. Si perdono opportunità perché non si ha tempo per informarsi.

E le controparti, che siano quelle del mondo del lavoro o delle istituzioni pubbliche, ne approfittano. Perché una massa d’urto di 250mila lavoratori può confrontarsi con i ministeri per ottenere qualcosa in cambio degli ingenti finanziamenti richiesti. Ma 250mila singoli agenti di commercio che si lamentano non ottengono assolutamente nulla. E continuano a pagare.

Fonte ElectoMagazine – Autore Enrico Toselli

 

È il momento dell’unita sindacale

“Dobbiamo cominciare a riflettere su un sindacato più vasto, che tenda all’unitarietà”. Antonello Marzolla, segretario generale dell’Usarci, la sigla principale tra i sindacati degli agenti di commercio, lancia la proposta di un Rassemblement che può stupire solo chi non conosce la realtà tormentata che sta vivendo la categoria e, in particolar modo, le associazioni che la rappresentano.

“Le divisioni – prosegue Marzolla – finiscono per indebolire gli agenti di commercio, rendono più difficile il raggiungimento degli obiettivi che ci si era prefissati. Lo si è visto anche in relazione alla vicenda Enasarco. Dunque occorre mettersi intorno ad un tavolo per discutere del futuro della categoria, delle sfide che attendono gli agenti di commercio, delle richieste da presentare, tutti insieme, al prossimo governo”.

D’altronde è ciò che hanno chiesto moltissimi agenti intervenuti nel dibattito che si è aperto sulle colonne di Electomagazine. Emerge, però, anche un forte scoramento, una disillusione che va oltre i sindacati, l’Enasarco, gli agenti di commercio ma che pervade l’intera società nei confronti delle istituzioni, qualsiasi istituzione.

“È vero – ammette il segretario generale Usarci – il rifiuto di ogni istituzione diventa sempre più evidente. Lo si nota, facilmente, con la massiccia astensione in occasione del voto per le elezioni nazionali o locali; lo vediamo noi nei sindacati, con un elevato numero di iscritti ma con una astensione di massa al momento del voto e con un disinteresse sostanziale nel corso dell’anno; ma il distacco è totale anche nei confronti della magistratura, della Chiesa, di qualsiasi istituzione”.

Un problema generale, dunque, e di non facile soluzione.

“Per nulla facile individuare una via d’uscita per riportare i cittadini, i lavoratori, gli italiani in genere ad una maggior partecipazione. È un problema di sfiducia totale nei corpi intermedi, quali siamo noi. Ma anche nei confronti delle massime istituzioni dello stato, e della religione. Per ciò che ci riguarda possiamo solo impegnarci di più, e con più intelligenza e maggiore efficacia, per offrire agli agenti di commercio soluzioni concrete e non promesse irrealizzate perché spesso irrealizzabili. Ed un sindacato più vasto, con più componenti, avrà sicuramente la forza per confrontarsi con maggior efficacia sia con le controparti nel mondo del lavoro sia con il governo da cui dipendono molte nostre attività”.

Fonte ElectoMagazine – Autore Enrico Toselli


Enasarco, la nuova gestione spreca 500mila euro! Ma è solo l’inizio

Gli agenti di commercio sono ormai impegnati in una sorta di caccia al tesoro. Alla disperata ricerca di distributori dove i prezzi sono leggermente più bassi. E devono fare i conti con un’inflazione che erode risparmi e riduce il potere d’acquisto loro e delle famiglie italiane. Ma c’è chi, ai vertici dell’Enasarco, di tutto questo non si preoccupa.

Lo spiega Giovanni Di Pietro, presidente dell’Usarci, il principale sindacato della categoria: “Il presidente di Enasarco, Alfonsino Mei, insieme a Confesercenti, Anasf, Federagenti, Fiarc, hanno chiesto all’Assemblea dei delagati, una modifica al bilancio preventivo che l’autorizzasse a spendere 500 mila euro in più, dico 500 mila euro, per assumere 5 nuovi dirigenti”. Forse non proprio il momento migliore per una simile decisione, considerando le difficoltà della categoria. Ed è solo l’inizio.

Di Pietro precisa infatti che, purtroppo, è solo l’inizio di uno spreco colossale. “Una fondazione come l’Enasarco, che è stata costretta ad aumentare l’età pensionabile ed aumentare la percentuale dei contributi a carico degli agenti, oggi, si permette il lusso di spendere ed assumere 5 nuovi dirigenti, ai quali di prassi seguranno almeno altrettanti quadri ed almeno 10 segretarie. Se l’Enasarco  – prosegue Di Pietro – è diventato così ricco, potrebbe cominciare a ridurre l’età pensionabile, a ridurre l’entità della percentuale contributiva, a creare un fondo che garantisca l’omessa contribuzione agli agenti da parte delle mandanti”.

Una montagna di soldi sprecati, sottratti agli agenti. Eppure la campagna elettorale di Mei e dei suoi sodali non prevedeva nulla di tutto ciò.
“La nuova governance Enasarco con alla testa il Presidente Alfonsino Mei, quello che parla di trasparenza e di rigore,  sta interpretando in maniera a dir poco bizzarra il suo programma elettorale”. Di Pietro elenca alcuni dei punti qualificanti che la coalizione guidata da Mei aveva presentato prima delle elezioni.

“Cosa dicevano prima delle elezioni?
NO! alle parole a vanvera!
NO! alle false promesse!
NO! alle Liste composte formalmente da Agenti di Commercio e Consulenti Finanziari ma in realtà governate da burocrati!
NO! ai sindacalisti che siedono sulle poltrone del CDA Enasarco da più di 13 anni percependo MILIONI di Euro di compensi pagati con i contributi degli Agenti!
In realtà il loro era un programma scialbo, privo di qualsiasi reale impegno verso gli Agenti, solo fumo come qualsiasi politico..”.

Il presidente di Usarci entra nel dettaglio.

“Per i primi due punti meglio soprassedere, finora non ha detto nulla di concreto né fatto nulla. Chiacchiere prive di rapporto con il dato di realtà.
Per il terzo punto possiamo dire che se vi sono dei burocrati questo è da ricercare proprio tra i loro componenti del CDA.
Per il quarto punto, vi è da osservare che l’Enasarco è stato creato dai sindacalisti, e non ci risulta che abbiano percepito milioni di Euro. E poi, loro cosa sono se non sindacalisti o funzionari degli stessi sindacati? Con una differenza, però: loro vogliono togliere il limite massimo dei due mandati per la partecipazione al Cda, limite indicato proprio da quei sindacalisti che Mei ora attacca. Dunque da un lato si lamenta, in pubblico, per l’eccessiva permanenza dei sindacalisti nel consiglio di amministrazione Enasarco e poi, come se niente fosse, chiede di bocciare il limite dei due mandati”.

Un uomo di grande coerenza, il Presidente Mei. Anche sul fronte della trasparenza. Pretesa e vantata nelle dichiarazioni ufficiali  “ma in realtà – conclude Di Pietro – non risponde ai numerosi interrogativi che gli vengono posti, non risponde neanche alla richiesta di documenti pubblici come le lettere ricevute dai ministeri”. Troppo impegnato a sperperare i primi 500 mila euro,  in attesa dei successivi.

Fonte ElecToMagazine – Enrico Toselli

Le Convergenze opposte di Enasarco. E Di Pietro chiede la riduzione del contributo per il fondo di solidarietà

C’è una definizione, attribuita ad Aldo Moro, che è diventata famosa nel gergo politico: convergenze parallele. Ora Giovanni Di Pietro, presidente nazionale Usarci, lancia le “Convergenze opposte” a proposito di Enasarco. In che senso?

La convergenza di due linee è la proprietà delle stesse di mantenere la stessa direzione per incontrarsi in un punto determinato.
Le due linee possono essere viste come gli interessi dell’Enasarco e quella degli agenti, linee che dovrebbero convergere in un unico punto, che rappresenta per l’appunto gli interessi degli agenti commerciali. E’ questo lo scopo dell’Enasarco, fornire all’agente la migliore pensione possibile.
Al contrario, gli obiettivi che questa gestione si pone, vanno verso due direzioni opposte, sicuramente non a favore della categoria.

Cosa sta succedendo ai vertici dell’ente previdenziale degli agenti di commercio?

Da mesi leggiamo su varie testate minori l’esaltazione del nulla da parte della nuova presidenza Enasarco: promesse, idee, propositi. L’unica cosa che però è stata fatta è quella di aver votato un bilancio preventivo che prevede l’assunzione di 5 nuovi dirigenti per una spesa di 500 mila euro.
La domanda sorge spontanea: ma la Fondazione ha veramente necessità di cinque nuovi dirigenti o la manovra serve per accontentare gli amici degli amici?
La risposta certa è che la Fondazione non ha alcuna necessità di nuovi dirigenti: il personale si riduce, le macchine sostituiscono gli uomini. Occorre fare economia per dare risposte chiare e certe agli agenti che sono gli azionisti dell’Enasarco.

Cosa dovrebbe fare l’Ente?

Il ruolo dell’Enasarco dovrebbe essere quello di far aumentare la redditività del capitale previdenziale per alleggerire la contribuzione ed aumentare la resa pensionistica.
In pratica, i due obiettivi, aumento delle pensioni e riduzione contributiva, dovrebbero convergere (andare di pari passo), mentre la nuova presidenza, a fronte di un aumento dei contributi annuali, dovuti ad un incremento delle vendite, invece di utilizzare i maggior introiti per gli agenti, decide di spendere questi soldi per l’assunzione dei nuovi dirigenti.

Sul fronte opposto gli agenti chiedono la riduzione del contributo che devono pagare per la solidarietà. Si può fare?
Gli agenti chiedono la riduzione del fondo di solidarietà, un balzello troppo elevato. Il contributo di solidarietà poteva avere la sua valenza a seguito della emanazione della legge “Fornero”, quando la sostenibilità della Fondazione è stata portata dai precedenti trenta anni agli attuali cinquanta per dare maggiori garanzie pensionistiche ai futuri agenti.
Oggi il fondo di solidarietà può essere ridotto in quanto la sostenibilità è stata raggiunta. Sarebbe molto più utile ridurre gradualmente tale contributo iniziando con un punto, un punto e mezzo per ogni biennio e, nel contempo, valutare l’impatto sui conti dell’Ente.

Mezzo milione di euro destinati ai nuovi dirigenti. Come potrebbero essere utilizzati in modo migliore?
Si potrebbero utilizzare i cinquecentomila euro destinati ai nuovi dirigenti per creare il fondo di garanzia per gli omessi versamenti Enasarco da parte delle mandanti.

L’agente non può continuare ad essere il capro espiatorio delle appropriazioni indebite delle mandanti, degli omessi versamenti e nello stesso tempo continuare a versare alle mandanti, poco serie, la propria quota previdenziale, quota che viene intascata dalle proponenti e non versate al fondo previdenza.
Queste omissioni comportano il mancato riconoscimento agli agenti, in toto o in parte, dei versamenti dovuti per legge, con l’avallo dell’Enasarco, che, spesso a suo insindacabile giudizio, riduce gli importi che le aziende dovrebbero versare a scapito dei soli agenti.

Una gestione non in linea con gli interessi degli agenti. Si può proseguire così?
No, “ORA BASTA”, l’agente deve tornare al centro dell’attenzione dell’Enasarco. Devono finire le spese inutili come l’assunzione dei cinque nuovi dirigenti.
L’Enasarco deve fare esclusivamente gli interessi degli agenti ed anche delle aziende serie che versano regolarmente i contributi.
Diciamo Basta alla perdita dei Contributi a scapito degli agenti,
Diciamo basta ai contributi di solidarietà che riducono le pensioni.

Fonte ElectoMagazine – Enrico Toselli

Crollo dei consumi e fabbriche chiuse: nessuno che pensi alle conseguenze per gli agenti di commercio

Aziende energivore da sostenere. Agricoltori da aiutare. Superbonus per rilanciare l’edilizia. E poi famiglie da far sopravvivere, bar e ristoranti che hanno bisogno di interventi per non chiudere. Scuole che chiedono soldi per pagare le bollette, se no gli studenti staranno in classe con giaccavento, cappellino e guanti. Per fortuna che in Italia c’è una categoria che non ha bisogno di aiuti, agevolazioni, contributi: gli agenti di commercio.

Categoria in fondo inutile, intermedia il 70% del Pil nazionale. E che sarà mai? Una categoria perennemente in viaggio, ma non è un problema se il prezzo del carburante è sempre a livelli eccessivi. E non è un problema se il potere d’acquisto delle famiglie scende precipitosamente. Se si riducono gli acquisti e, di conseguenza, gli ordini. Se ci sarà sempre meno da intermediare perché chiuderanno industrie e negozi.

Una spirale perversa. I prezzi folli impongono di rinunciare a ciò che, sino a ieri, sembrava la normalità e non un vizio o uno sfizio. Un bicchiere di vino ai pasti diventa un lusso, un paio di scarpe nuove un vizio, un cappotto nuovo una provocazione. Peccato che dietro quel vino, quelle scarpe, quel cappotto ci siano aziende e lavoratori, ci siano gli agenti di commercio ed i venditori finali. E se non si vendono i prodotti finiti, non si vendono neppure i macchinari per realizzarli.

Ovviamente a qualcuno andrà benissimo. Alla filiera delle coperte, dei pigiamoni da casa. Alla filiera, in nero, delle stufe da far arrivare a casa in confezioni anonime per evitare che i vicini facciano la spia con i controllori della temperatura nelle case. Da “scusi, lei spaccia?” a “scusi, lei sta al caldo?”. L’involuzione della specie.

Eppure tutti coloro che annunciano disastri per l’inverno continuano a pensare alle ricadute sulle famiglie, sugli imprenditori, sui dipendenti in cassa integrazione o licenziati tout court. Mai che qualcuno si degni di pensare alle conseguenze per gli agenti di commercio. È necessaria una immediata correzione di rotta.

Electomagazine – Autore Enrico Toselli

 

SUBITO UN INCONTRO CON IL NUOVO GOVERNO PER AFFRONTARE I PROBLEMI DEGLI AGENTI DI COMMERCIO

“Il voto di domenica 25 settembre è stato chiaro. L’Italia ha scelto e ci sono i numeri per un governo con una maggioranza solida. Dunque è possibile e doveroso accelerare la nascita del nuovo esecutivo che avrà da affrontare immediatamente problemi colossali. Ma a questo nuovo governo noi chiediamo un incontro in tempi brevissimi per affrontare la situazione della categoria degli agenti di commercio. Una delle più penalizzate dalla situazione economica che si sta prospettando”. Antonello Marzolla, segretario generale Usarci, prima del voto aveva spiegato che, qualunque risultato fosse uscito dalle urne, era indispensabile che il mondo degli agenti, dei professionisti, degli imprenditori, si confrontasse per offrire proposte realizzabili a chiunque fosse andato a governare.

D’altronde i programmi di tutti i partiti non avevano previsto iniziative particolari per gli agenti di commercio. Benché sia proprio questa categoria ad intermediare il 70% del Pil italiano. È quindi indispensabile un confronto immediato con il nuovo governo ed in particolare con i due ministeri che hanno a che fare con gli agenti.

“Vogliamo capire – prosegue Marzolla – se esistono progetti per la categoria, al di là del mancato riferimento specifico nei programmi che, ovviamente, non possono contenere di tutto e di più. Vogliamo capire se esiste una conoscenza delle peculiarità del nostro settore. E, nel caso notassimo una carenza di informazioni nel nuovo esecutivo, siamo pronti a fornire un quadro preciso della realtà, dei problemi, delle opportunità, delle prospettive”.

Perchè i prossimi mesi rischiano di essere molto difficili per l’economia italiana, per le famiglie, per i lavoratori. E per ridurre al minimo le conseguenze per la categoria degli agenti di commercio, è indispensabile che qualsiasi iniziativa, qualsiasi provvedimento, sia basato sulla conoscenza della realtà della categoria e non sull’improvvisazione.

Fonte ElectoMagazine – Autore Enrico Toselli

Serve un nuovo patto tra agenti e mandanti per rilanciare l’economia italiana

“Il mondo sta cambiando. Anzi, è già cambiato. Ed anche in Italia non possiamo star fermi a guardare, facendo finta di niente, illudendoci che il cambiamento riguardi solo gli altri, in mondi alieni. Occorre rendersi conto della realtà di una società trasformata, di un’economia profondamente mutata. Gli agenti di commercio devono pensare ad un radicale cambiamento nell’attività sindacale, nei rapporti con le mandanti, nello stesso modo di lavorare”.

Antonello Marzolla, segretario generale Usarci, non si limita ad analizzare la situazione, ma propone già un patto strategico con le aziende, perché solo puntando su una collaborazione leale e reale si può riuscire a superare una situazione destinata a diventare drammatica nei prossimi mesi. Collaborare, cioè lavorare insieme e non contro. Affinché entrambe le parti abbiano la possibilità di tornare ad essere protagoniste dell’indispensabile cambiamento.

D’altronde anche Giorgia Meloni, probabile inquilina di Palazzo Chigi, ha rilanciato il ruolo fondamentale dei corpi intermedi  e delle parti sociali. Se, dunque, persino la politica si rende conto che il coinvolgimento della società civile attraverso le sue associazioni sindacali e di categoria è indispensabile, a maggior ragione devono rafforzare la collaborazione agenti di commercio ed aziende per individuare una soluzione equa ed efficace per superare la fase di estrema difficoltà. Non sarà nello scontro duro, muro contro muro, che si potranno risolvere i problemi legati ad una diversità di vedute, ma – assicura Marzolla – attraverso il confronto, il dialogo, la comprensione reciproca.

Tenendo conto che il dato di realtà è profondamente mutato, che gli agenti devono affrontare costi sempre più alti, che l’impoverimento provocato dalle sanzioni non può essere risolto con un’alzata di spalle. Non si può pensare di distruggere una categoria che intermedia il 70% del Pil italiano in nome del risparmio, dei tagli, della maggior efficienza.

Dunque, propone Marzolla, occorre sedersi attorno a un tavolo con le controparti per individuare strategie per il futuro. E poi, forti dei risultati ottenuti attraverso il confronto, presentarsi ai rappresentanti del governo per illustrare queste strategie e proporre nuove soluzioni. Non si può vivere di glorie passate, di nostalgia per i tempi belli e facili, di rimpianto per ciò che è stato e non è più. Corpi intermedi e parti sociali devono individuare una proposta comune che, attraverso la valorizzazione degli agenti di commercio, possa mettere un freno alla recessione in attesa di una successiva nuova fase di crescita.

Fonte ElectoMagazine – Autore Enrico Toselli

 

Gli Agenti di commercio non possono perdere tempo: subito un confronto con la maggioranza di governo!

Le promesse elettorali sono una cosa. Le dichiarazioni programmatiche mentre si mette a punto la squadra di governo sono già molto diverse. E allora è inevitabile che una coalizione di partiti abbia alcune difficoltà nel mettere d’accordo tutti su poltrone e poltroncine da spartire, però non sarebbe male che – anche in questa fase un po’ confusa e magmatica – qualcuno nei partiti che hanno vinto le elezioni cominciasse a preparare i contatti per realizzare una delle prime iniziative annunciate da Giorgia Meloni: il coinvolgimento dei corpi intermedi.

Perché la situazione economica dell’Italia è drammatica ed i prossimi mesi rischiano di essere i peggiori dell’intera storia post bellica. “La recessione – ricorda Antonello Marzolla, segretario generale Usarci – è ormai considerata una triste certezza. Le retribuzioni non crescono, l’inflazione vola ed i consumi frenano. Per la nostra categoria non è certo un momento facile”. Anche perché non si intravedono segnali di inversione di tendenza nel breve periodo e gli agenti di commercio hanno la pessima abitudine di mangiare tutti i giorni, loro e le loro famiglie.

“Per questo – prosegue Marzolla – chediamo che si acceleri nella formazione del nuovo governo. E dal momento che, al di là del formalismo istituzionale, i partiti della coalizione sanno benissimo chi, all’interno di ciascuna formazione, si occuperà dei problemi dei lavoratori e dell’economia, chiediamo che i confronti inizino immediatamente. Evitando tavoli istituzionali che si convocano periodicamente senza portare a conclusioni, ma iniziando a discutere, anche informalmente, di problemi reali, di interventi possibili. Poi, quando il governo sarà in grado di operare ufficialmente, si potrà andare al tavolo istituzionale portando già i risultati ottenuti”.

I corpi intermedi, in questa fase, hanno bisogno di confronti immediati, di interlocutori competenti e credibili. “Non possiamo permetterci di perdere tempo”, conclude il segretario generale Usarci.

Fonte ElectoMagazine – Autore Enrico Toselli