Un Governo di mamme avrebbe fatto meglio del governo degli incapaci

Electomagazine ospita, con estremo piacere, un intervento del segretario generale Usarci, Antonello Marzolla, alla guida del principale sindacato degli agenti di commercio. 

“E ci risiamo.
Un nuovo DPCM, atteso come fosse l’esito di un esame medico dal qual dipende il futuro della propria vita, si perché da quel Decreto dipende la vita di molti imprenditori e tra questi anche degli Agenti di commercio.
Quello scritto nell’ultimo decreto di fine ottobre è però un copione scontato, un panegirico pensato, sembra, per dare un altro colpo di grazia alle famiglie delle “partite iva” alle quali il Governo gira ancora una volta il peso economico di una inefficienza che ormai rasenta il ridicolo.
Un governo di “mamme” avrebbe certamente fatto di meglio, perché avrebbe pensato per tempo al come prepararsi all’annunciato arrivo della seconda ondata di infezioni.
Lo avrebbe fatto risottolineando con forza l’adozione dei comportamenti da adottare nei locali pubblici, nei cinema, nelle palestre nei teatri, dove tanto si è fatto per tutelare il principale patrimonio di chi fa impresa, ovvero il cliente.
Un governo di “mamme” non avrebbe certamente mortificato e reso inutili tutti gli investimenti fatti da quei piccoli imprenditori che per il bene delle proprie attività si sono attrezzati con ogni mezzo per non essere portatori di infezioni tra i loro clienti.
Le “mamme” avrebbero certamente capito da subito, che con la riapertura delle scuole il principale mezzo di trasmissione del Covid19 sarebbero stati gli affollamenti sui mezzi pubblici e quelli davanti alle scuole.
Loro, le mamme, avrebbero sospeso in tutto il Paese i parcheggi a pagamento e le ztl per permettere il trasporto individuale e alleggerire così quello pubblico.
Avrebbero sicuramente preso accordi con le società di trasporti che in questo periodo lasciano i loro pullman fermi nei depositi per utilizzarli a supporto dei trasporti nelle città.
Avrebbero deciso di scaglionare gli orari di ingresso a scuola, sapendo che i ragazzi più grandi possono andare a scuola da soli permettendo ai genitori di andare a lavorare lasciandoli a casa qualche ora, mentre i più piccoli devono essere accompagnati dai genitori, cha magari, usando la propria auto euro zero e per il bene dei loro bambini li avrebbero portati in auto.
Le nostre “mamme” con l’inverno avrebbero previsto l’impennata dei contagi e quindi, per tempo, avrebbero assunto medici e paramedici, così da non farsi trovare impreparati, avrebbero acquistato tamponi a sufficienza e avrebbero organizzato un modo – civile – per permettere di effettuare il test in maniera civile.
Le “mamme” avrebbero fatto arrivare nelle farmacie, a prezzi “civili” gli esami sierologici, in maniera tale che tutti potessero, a casa propria, avere un primo risultato sulla propria positività.
Le nostre “mamme” avrebbero immediatamente dato l’assenso all’Enasarco di anticipare il Firr agli Agenti di commercio, perché sapevano che quei danari non erano soldi pubblici, ma il loro “tfr” accantonato, quindi soldi di proprietà dei singoli agenti che in maniera civile e responsabile si erano accordati con le loro mandanti per poterne utilizzare un acconto allo scopo di affrontare i difficilissimi momenti.
Ma l’attuale Governo non è fatto di “mamme” e quindi, a distanza di mesi dalla richiesta, non ha avuto la sensibilità e l’educazione di dare una risposta a 250.000 Agenti di commercio che la aspettano.
Alle “mamme” sarebbero stai a cuore i propri figli, i propri mariti, gli amici, i vicini, i negozianti che stanno sotto casa, gli artigiani, i baristi dove prendono il caffè, i ristoratori che hanno cucinato per i battesimi, le comunioni ed i matrimoni delle loro famiglie, gli imprenditori che danno da lavorare ai loro familiari, i maestri e i professori dei loro figli, i circoli sportivi dove li portano a giocare, ed avrebbero fatto di tutto per non farli chiudere.
Le “mamme” mai avrebbero aspettato che si intasassero i mezzi pubblici, che vi fossero assembramenti davanti alle scuole, che gli ospedali andassero in tilt e vi fosse mancanza di medici e paramedici e reagenti ed anche che non si permettesse agli Agenti di commercio di usare i propri soldi per affrontare la crisi”.

Fonte ElecToMag

Impoverire gli agenti di commercio e concedere mance: la strategia del governo

Le mance governative sì, l’anticipo del Firr (con soldi propri) no.

A prima vista potrebbe sembrare assurdo il comportamento dei ministri del Lavoro e delle Attività produttive nei confronti degli agenti di commercio. Invece il governo segue una precisa strategia che mira a ridurre ai minimi termini la categoria per avere, poi, mano libera nel prendersi il patrimonio dell’Enasarco. Due battaglie, all’apparenza. Ma un’unica guerra.

Tutti i lavoratori autonomi rappresentano un fastidio per questo esecutivo. Proprio in quanto autonomi. Troppo liberi, troppi indipendenti. Dunque che si fa? Li si rende dipendenti.Non da un datore di lavoro, ma da un donatore di elemosine: lo Stato. Che impedisce di lavorare, con la scusa dell’emergenza sanitaria; che esclude inizialmente gli agenti ed altre categorie autonome dai rimborsi; e che infine, dopo aver spaventato anche queste categorie, iniziando ad impoverirle, concede magnanimamente il “ristoro” che, ovviamente, sarà successivamente fatto pagare con nuove stangate fiscali. 

Ma, in questo modo, si è creata la dipendenza dalle mance statali. Se, al contrario, si fosse permesso di anticipare una quota del Firr, gli agenti sarebbero stati consapevoli di utilizzare soldi propri, senza dover ringraziare nessuno. 

Invece anche Enasarco deve diventare un ente odiato, impossibilitato ad operare, in modo da giustificare un commissariamento governativo. Ed il commissario potrà fare ciò che vuole con i soldi degli agenti. Un patrimonio estremamente utile per rimediare ai disastri governativi.

Fonte ElecToMag – Enrico Toselli

Intesa sindacati-imprese su futuro Enasarco

(ANSA) – ROMA, 04 DIC – “Confindustria, Confcommercio, Confcooperative e Confapi, in rappresentanza delle case mandanti e le organizzazioni sindacali degli agenti di commercio di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Fnaarc e Usarci sottoscrittrici degli accordi economici collettivi degli agenti di commercio, sono impegnate unitariamente a condividere il percorso per il futuro dell’Enasarco (Ente di previdenza degli agenti di commercio e dei consulenti finanziari)”, in vista dell’insediamento dei nuovi organi di governo della Cassa. Lo si legge in una nota congiunta.

“I processi di trasformazione dell’economia e dei modelli organizzativi delle imprese, nonché gli effetti derivanti dalla pandemia, richiedono una larga intesa e un impegno unitario per assicurare alla Fondazione Enasarco le migliori condizioni, non solo per assolvere la sua primaria funzione di erogatore di prestazioni pensionistiche a favore degli agenti e rappresentanti, ma anche per divenire un elemento essenziale nella creazione di un sistema di protezione e di welfare sempre più efficace ed inclusivo. Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Fnaarc, Ugl Terziario, Usarci e le organizzazioni datoriali Confindustria, Confcommercio, Confcooperative, Confapi, cui le elezioni di ottobre hanno consegnato la maggioranza nella nuova Assemblea di Enasarco, si sono impegnate ad affrontare in maniera unitaria e condivisa le scelte future”, recita, infine, la nota. (ANSA).    

Fonte Ansa 

ENASARCO, è ora di voltare pagina dopo il caos elettorale

Quer pasticciaccio brutto de l’Enasarco.. Chissà quanto si sarebbe divertito, Gadda, a raccontare le vicende del voto per il rinnovo dei vertici dell’ente di previdenza degli agenti di commercio. Una vicenda non ancora terminata ma che già evidenzia tutti i problemi della democrazia in salsa italiana. Proviamo a riassumere il pasticciaccio.

Il voto degli agenti ha portato ad una situazione di finta parità, più che di parità effettiva. Con 3mila voti in più (mica pochi) per la coalizione che faceva capo a Solo Agenti in Enasarco. Lo scontro principale era tra Solo Agenti, lista che da sola ha conquistato il 36%, e Fare presto che ha ottenuto oltre il 40% ma raggruppando tre liste. Comunque, i due raggruppamenti ottengono lo stesso numero di delegati tra gli agenti (che esprimono 40 dei 60 delegati complessivi) ma lo statuto interno prevede che in caso di parità valga il voto del consigliere più anziano per la designazione del cda. E il più anziano fa parte della coalizione di Solo Agenti (che raggruppa anche Ugl, Cisl, Cgil).

Situazione analoga per le mandanti, con 10 delegati per gli alleati di Fare presto ed altrettanti per chi si è schierato con Solo Agenti (Confapi, Confindustria, Confcooperative e Confcommercio). Anche in questo caso vale il consigliere più anziano, ed è di nuovo nello schieramento contrario a Fare presto. 

Si va al voto e la situazione si ingarbuglia. Voto in videoconferenza, visti i Dpcm. Un delegato risulta collegato ma, al momento dell’appello, non vota. Si prova a contattarlo telefonicamente e non risponde, si fa slittare il suo voto al termine della seduta, si aspetta altro tempo. Niente da fare. A quel punto la votazione è dichiarata chiusa, si conteggiano le preferenze e manca, appunto, il voto che sancirebbe la parità tra gli schieramenti. Dunque Fare presto ed alleati hanno perso. 

Ma il delegato riluttante ricompare all’improvviso e chiede di votare anche se l’elezione è conclusa. È come se gli elettori alle politiche si recassero al seggio il giorno dopo pretendendo di votare comunque dopo aver conosciuto i risultati. 

Ovviamente si sprecano le voci, le supposizioni. Si parla di uno sgarbo del gruppo Fare presto nei confronti della lista alleata che ha espresso il delegato riluttante. Una vendetta, insomma. 

Il presidente, come certificato dal notaio che ha seguito la votazione, rinvia la decisione alla Commissione elettorale per stabilire se un voto tardivo, espresso in voce e non in video, sia da considerare valido. E la Commissione decide che il voto non è valido.

Tutto finito? Macché. La palla passa al ministero. Che non c’entra nulla, ma che viene chiamato in causa dagli sconfitti. Vogliono che sia il ministro a decidere per un ente privato che ha un suo statuto, un suo regolamento. A posteriori si vuole un cambio delle regole precedenti. In particolare si vorrebbe non solo che venisse riconosciuto valido un voto espresso prima o poi, meglio se poi così si può trattare meglio, ma anche che venisse eliminata la regola del consigliere più anziano.

Fonte ElecToMagazine – Enrico Toselli

 

Antonello Marzolla nuovo presidente Enasarco: “Ora si cambia”

Antonello Marzolla, Segretario Nazionale USARCI, ce l’ha fatta, al termine di una campagna elettorale durissima e di una combattutissima battaglia sui delegati e sul cda.

”Un successo – spiega – che è arrivato perché siamo stati capaci di creare una grande coalizione che ha riunito agenti di commercio e mandanti”.

E non è certo stato facile far collaborare Confindustria e Confcooperative, Confapi e Confcommercio. Ma ancor più significativo il fronte degli agenti, con Usarci e Fnaarc, con Cgil-Cisl-Uil insieme all’Ugl.

“Ma l’Enasarco non è il parlamento, non ci sono maggioranza ed opposizione. Ci sono consiglieri che hanno tutti i medesimi diritti e doveri. Tutti devono impegnarsi per il presente ed il futuro degli agenti di commercio, per garantire il lavoro e difendere le pensioni”.

Non si può però negare che Enasarco sia spesso oggetto di critiche anche estremamente pesanti. “È vero -ammette Marzolla – l’ente previdenziale non gode di una buona reputazione, non è per nulla amato dagli agenti. Dunque occcorre cambiare ciò che non funziona”.

Il neo presidente vuole ricostruire la reputazione di Enasarco, vuole riconquistare il favore della categoria, “ma con i fatti, con le iniziative concrete, aumentando la comunicazione, assicurando la trasparenza, tagliando la burocrazia”.

Ma l’impegno di Marzolla sarà rivolto anche alle istituzioni per garantire il rispetto dei diritti dell’ente e degli agenti.Indubbiamente ci sarà molto da lavorare. Anche perché Marzolla da tempo insiste sul ruolo strategico di Enasarco per la ripresa del Paese. Vicini agli agenti, vicini alle imprese, vicini all’Italia tutta. Perché solo se riparte l’economia si creano le condizioni per il lavoro degli agenti di commercio. “Dunque serviranno idee nuove, strategie nuove. Saremo pragmatici e, tutti insieme, dipingeremo un grande quadro, bello e colorato”.

Fonte ElecToMag – Autore Enrico Toselli

Con Enasarco rilancerò la professione di agente di commercio

Antonello Marzolla, 59 anni, torinese, dal 4 gennaio è presidente dell’ Enasarco, terzo ente previdenziale italiano con 244mila iscritti, più di un milione di prestazioni, 130 mila pensionati e un attivo patrimoniale di 7,84 miliardi. Gli agenti di commercio contribuiscono  al  70% del Pil,  in Italia circa 1.725miliardi e in Piemonte 132. I professionisti dell’intermediazione sono 23mila in regione e circa  12mila a Torino (220 mila in Italia).
 

Presidente Marzolla, che succede? Pendono un ricorso al Tar Lazio e una causa al Tribunale di Roma. Possibile che si debba sempre litigare quando ci sono elezioni di mezzo? Io sono fiducioso. C’è un meccanismo complesso che porta al voto, ma nessun broglio. Bisogna lavorare e dialogare. Noi  siamo coesi con i sindacati Fnaarc e Usarci, Cgil, Cisl, Uil e Ugl e con Confindustria, Confcommercio, Confapi, Confcooperative e Cna.

 

Perché le polemiche? Non è insensato con la crisi? Le ricomporremo, sono sicuro. Ci sono settori al tappeto, come la ristorazione e l’abbigliamento. Il sistema pensionistico è in difficoltà.Non possiamo permetterci situazioni opache.

Beh, opache è un eufemismo… Io sono arrivato ai vertici Enasarco dopo anni nell’Usarci sul territorio. Lo so:il nostro ente è finito pure in mezzo allo scandalo dei palazzi di Londra e di Budapest1 venduti al Vaticano con il finanziere Mincione… Ecco, lì c’è un sistema da estirpare.

 

Come va il bilancio? Eccellente nel 2019:190 milioni di utile. Il 2020, con il Covid, sarà diverso. Ma dobbiamo ancora tirare le somme.

 

Nel 2008 Enasarco aveva lanciato il Progetto Mercurio, piano per dismettere 18mila immobili. A che punto siete? Ha generato plusvalenze per circa un miliardo.Abbiamo ancora molte proprietà, soprattutto a Roma e a Milano. Penso a partnership con i migliori architetti per contribuire al rinnovo delle città dove abbiamo immobili.

A Torino che cosa possedete? L’ex Toroc di via Bologna e un palazzo in via Avellino. Sono già un cantiere con un ufficio vendite…

Dovete realizzare: troppi pensionati e pochi giovani. Vanno recuperati crediti e allargata la base contributiva

Intende dare battaglia ai colossi dell’e-commerce. Vale la pena? Sì, la pandemia lo ha reso evidente. Non possiamo chiedere i contributiad Amazon, ma a chi intermedia il negozio con il colosso di Bezos o con Alibaba sì.La legge prevede un contratto di agenzia per chi è attivo nella promozione di prodotti e nella conclusione di contratti di vendita. Va applicata anche all’e-com.

 

Resta il fatto che la piramide demografica è rovesciata. Vero. Ma c’è tanta gente che cerca lavoro.E noi potremmo offrire una soluzione

 

Cioè? Che proponete?Di entrare nella formazione e nella scuola: essere agenti di commercio non èun lavoro disonorevole, anzi. Ed esige professionalità sempre più elevate.

 

Richieste alle istituzioni?La detraibilità totale dell’auto, indispensabile per la produzione del reddito dell’agente, e la doppia patente professionale.Ce l’hanno tutti coloro che lavorano nella mobilità, ma non noi.

Come pensate di contribuire al Recovery pian?In modo sinergico. Aziende e negozi si sviluppano con gli agenti di commercio. Se le istituzioni guidano bene, il mondo produttivo ha la responsabilità di essere unito. Noi ci siamo, anche nella mia Torino e in Piemonte.

Che farà nei primi cento giorni?Mi avvicinerò agli agenti di commercio, semplificando le procedure burocratiche.

Ottimista, nonostante tutto?Dietro la crisi ci sono sempre le opportunità. Amo la montagna, sonoabituato a salire.Siamo quasi in cima, con i vaccini. Poi l’orizzonte cambierà. E saremo in discesa

Articolo di Francesco Antonioli – Repubblica ed. Torino pag. 10 del 18/01/2021

Molti agenti di commercio ancora esclusi dal ristori quater

Chiesto un nuovo confronto con il Governo. Va superata la logica dei codici Ateco ed occorre dare un sostegno a tutti gli agenti che in un periodo ampio hanno subito perdite
“Bene l’estensione agli agenti di commercio, nei codici Ateco indicati, del contributo a fondo perduto. È un primo passo, ma gli agenti lavorano trasversalmente su più settori. Restano, quindi, molti operatori che non sono stati compresi”: è la valutazione di Fnaarc, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Ugl Terziario e Usarci, sul Decreto Ristori quater. “Il nostro impegno prioritario – sottolineano Fnaarc, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Ugl Terziario e Usarci – è far giungere i Ristori a tutti gli Agenti e Rappresentanti di commercio, Agenti in attività finanziaria, Collaboratori e Consulenti finanziari che hanno subito perdite. Chiediamo perciò, nello spirito di collaborazione già riscontrato di recente con il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, che si possa avviare un nuovo tavolo di confronto: l’obiettivo è quello di andare oltre la logica dei codici Ateco e di considerare un periodo più ampio per il calcolo del calo di fatturato, non certamente solo aprile sull’aprile dell’anno precedente. Gli agenti di commercio, oltretutto, percepiscono le provvigioni in maniera differita rispetto ai fatturati acquisiti e il calcolo aprile su aprile non corrisponde alla realtà delle perdite”.
“La nostra categoria, che ha un ruolo essenziale per la ripresa dei consumi e l’attività, in particolare, delle piccole e medie imprese – concludono Fnaarc, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Ugl Terziario e Usarci – risente in tutta la sua gravità degli effetti fortemente negativi di questo 2020. Occorrono immediati interventi di sostegno”.
Milano 10 dicembre 2020

L’opacità in Enasarco è finita! Ora serviamo i 244mila iscritti

Intervista di Carlo Marroni al Presidente Enasarco Antonello Marzolla

Il mio Enasarco? È quello degli agenti di commercio. Delle partite Iva che fanno settantamila chilometri all’anno in macchima, con pioggia, nebbia o neve, che servono il cliente dal più remoto paese del Nord fino a quello più sperduto del Sud. È una categoria di quasi 250mila persone che senza essere sotto i riflettori, movimenta il 70% del prodotto intemo lordodel nostro Paese grazie alle vendite che permettono lo sviluppo delle imprese,  il benessere dei dipendenti e dei dirigenti delle aziende che rappresenta, e quindi di una pane rilevante della società italiana.

Antonello Marzolla, 59 anni, torinese, da tre settimane è il nuovo presidente di Enasarco, l’ente nazionale di assistenza degli agenti e dei rappresentanti di commerdo, il terzo ente previdenziale italiano con 244mila iscritti, oltre un milione di prestazioni, 130mila pensionati e un attivo patrimoniale di oltre 7 miliardi e 840 milioni di euro, che vede 17mila unità immobiliari residenziali, concentrate tra Roma e Milano.

Arriva alla guida di Enasarco dopo un periodo difficile, che ha visto l’ente al centro di vicende ancora da chiarire, talvolta associato ad affari poco chiari. Non è, lo dico con forza, l’Enasarco opaco degli affari in vaticano. San Marino. Principato di Monaco o altri paradisi, fiscali e non… Purtroppo è capitato in passato che vi fosse una cena permeabilità a ceni affari, ma ormai sono alle nostre spalle.

La campagna elettorale è stata lunga e contrastata, ha creato spaccature nella categoria? Sono un uomo di montagna abituato ad andare in salita, le sfide dunque mi stimolano. Ma sono ancora più motivato se la squadra aumenta di numero e si troverà quella naturale composizione che deve avere un ente del livello di Enasarco per assicurare collegialità e non lasciare nessuno in panchina. Quindi, per me un secondo dopo la fine del confronto elettorale è iniziata la stagione della condìvisione per scrivere tutti insieme la nuova fase nel segno dei nostri iscritti e assistiti, gli agenti, e nell’interesse del Paese attraverso i nostri investimenti.

Avete promesso una svolta… Abbiamo una squadra forte e compatta, composta dai sindacati degli agenti Fnaarc e Usarci, da Cgil, Cisl, Uil e Ugl e da Confindustrìa, Confcommercio, Confapi, Confcooperative e Cna. Con i vicepresidenti Leonardo Catarci ed Emanuele Orsini abbiamo le stesse idee e la stessa voglia di segnare la svolta, sappiamo bene che gli agenti sono il core business di Enasarco e che il benessere – parola che uso spesso perché ai sacrifici deve corrispondere un ritomo economico per le proprie famiglie e la società – dei nostri iscritti si cornpenetra con quello delle imprese che essi rappresentano: senza imprese da una parte e senza clienti dall’altra non ci sono agenti di commercio. Per questo abbiamo messo insieme tutti gli attori del nostro mondo, per avere la forza di ricordare alle istituzioni, alla politica e a chi governa che questa categoria è stata troppo a lungo dimenticata.

Quali sono le richieste imprescin dibili agli interlocutori pubblici? Due temi concreti e chiari innanzitutto: un intervento reale come la detraibilità totale dell’auto, strumento fondamentale e indispensabile per la produzione del reddito dell’agente, e la doppia patente professionale, quella che hanno tutti coloro che lavorano nella mobilità meno, guarda caso, proprio gli agenti di commercio. E poi un lavoro più strategico: dobbiamo affrontare la questione del commercio elettronico, che la pandemia stessa ha aiutato a crescere. Non posso chiedere i contributi ad Amazon, ma a chi intermedia il negozio con it colosso di Bezos o con Alibaba sì: la legge prevede che ci sia un contratto di agenzia per chi cattivo nella promozione di prodotti e nella conclusione di contratti di venditae dobbiamo fare in modo che essa venga applicata anche all’e-commerce. Si tratta di uno snodo importante non solo per seguire lo sviluppo del commercio moderno ma anche per ampliare la nostra platea di iscritti.

E cosa intende fare all’intemo, sul fronte dei servizi agli associati? Dobbiamo annullare le distanze tra i nostri associati e le nostre strutture dì servizio, con un grande sforzo in termini di semplificazione, trasparenza e risposte in tempi brevi in modo che l’agente possa avere in ogni momento sotto mano la propria situazione contributiva e pensionistica e l’entità detsuo Firr, il trattamento di fine rapporto. A questo momento delicatissimo per l’economia del Paese, tra chiusure imposte dal virus, limitazioni alla mobilità e gravi difficoltà del commercio dobbiamo poterne anticipare una parte, nei limici delle risorse che possiamo mobilitare per venire incontro a chi, non per sua colpa ma per ragioni oggettive, non ha potuto lavorare come al solito e ha bisogno di sostegno. Allo stesso modo dobbiamo utilizzare il fondo di assistenza.

E a più lungo termine? Dobbiamo assicurare le pensioni, ogni mese, dando la sicurezza che anche le nuove generazioni le riceveranno, non a caso siamo un ente che può pagare le pensioni per cinque anni consecutivi senza incassare contributi e ha un bilancio prospettico a 50 anni in utile. E dobbiamo fario insieme ad una soglia adeguata di servizio sociale e di welfare che Enasarco può e deve assicurare. Con la mia squadra lavoro ad un ente amico, semplice, diretto ed efficace.

Cambierete le scelte di investimento del patrimonio o continuerete a privilegiare il settore immobiliare? Sono convinto che l’Enasarco degli agenti non possa che rivolgere la sua attenzione all’economia reale, alle imprese che funzionano e che vanno aiutate a crescere, in una politica coerente congli interessi del Paese. Questo significa anche diminuire l’esposizione nell’immobiliare, oggi troppo alta rispetto agli altri investimenti, e comunque agire attraverso investitori professionali ad alto rating certificato. E avviare contatti con le Università per progetti di alto valore.

Dunque basta con affari dubbi e investimenti a dir poco opachi? Non mi farebbe questa domanda se sapesse che gli agenti di commercio sono imprenditori abituati ad alzarsi presto tutte le mattine e che hanno sempre in mente un vecchio motto: “La vendita è come la barba, se non la fai tutti i giorni diventi un barbone”. Sono l’asset immateriale di maggior valore per un’azienda, il loro mestiere è vendere ed essere vicini alla clientela, non altro. E l’Enasarco mio e della mia squadra è l’Enasarco degli agenti.

Sole 24 ore del 23/01/21 pag. 8 – Autore Carlo Marroni